La contestazione a Crozza a San Remo sa di finta da lontano un miglio. Un comico così amato che poi, guarda caso, sul palco dell’Ariston viene attaccato da un gruppo di “sostenitori di Berlusconi”? Certo, molto credibile. Li hanno inquadrati? Si è vista qualche faccia? Non ho visto tutta la scena ieri, ma sono pronto a scommettere che no.
La coppia gay con i cartelloni l’ho travata un po’ imbarazzante. Sono contento che se ne parli, fosse ora che in Italia questo benedetto matrimonio gay venga approvato. Una marea di persone sposterebbe, spero, la sua attenzione da questa inutile istituzione (il matrimonio in generale) a temi ben più influenti sulla qualità della vita (il lavoro, l’assistenza sociale, la salute). Però vorrei che si parlasse di più dell’importanza della liberta individuale (uno deve essere libero di fare quello che vuole se non arreca danni agli altri, da sposare un cavallo al mangiare pigne).
Sono piuttosto contento che il papa si sia dimesso. Non tanto perché ce l’abbia con lui, seppure convinto che sia stato un pessimo papa (del resto può essercene uno buono?), ma per il fatto che abbia anticipato quell’ambaradan conclave – fumate bianche e nere – giornalisti – pellegrinaggi a roma, che trovo piuttosto divertente. Nel 2005 mi persi tutto lo spettacolo, questa volta mi butterò nella bolgia a capofitto. E’ un po’ strano in effetti che ci sarà un nuovo papa con Ratzinger ancora in circolazione, un po’ come averne due.
Per le elezioni politiche ho due alternative. La prima è andare alle urne, e in tal caso il voto andrà a Grillo. Non che mi faccia impazzire: preferirei votare uno che si batte a favore di qualcosa, piuttosto di uno che si batte contro tutto. Grillo non applica affatto la legge dell’attrazione, quella che invece aveva capito bene Madre Teresa quando disse: non invitatemi a una marcia contro la guerra, ma se ne organizzate una per la pace allora invitatemi. Però Grillo resta comunque il meno peggio: il PD è un carrozzone indigesto, il PDL lo voterei a occhi chiusi se fosse una gara di cabaret, degli altri o so poco e niente (Rivoluzione Civile) o li trovo ridicolmente primitivi (Lega, Fratelli d’Italia e chi più ne ha più ne metta).
L’altra opzione è il non voto, che ha dei notevoli vantaggi. Il primo è il risparmio di tempo. A pensarci bene, il mio voto conta 1/60.000.000 (va be, un po’ meno) per cui praticamente non vale nulla. Certamente non vale il tempo prezioso che mi costerebbe andare al seggio. Inoltre, il non votare mi permetterebbe di uscire dai meccanismi che creano e alimentano il governo. Da quando ho letto un famoso libro, ho dato sempre meno per scontato il fatto che il “governo” sia un’istituzione necessaria e positiva per un paese, e ho iniziato sempre più a pensare che sia una organizzazione inutile e dannosa. Mi sembra ancora un po’ utopistico un mondo completamente libero dai governi, ma forse potrebbe davvero funzionare, dopotutto.