Qual’è la tua etica lavorativa?

Lavoreresti per una compagnia che produce armi? Sei lì ad assemblare pistole e fucili, che verranno usate in guerre per uccidere soldati ma probabilmente anche molti civili, e molti bambini. Lo stipendio è buono e l’ambiente di lavoro confortevole comunque.

etica-lavorativa-fronteForse no, ma lavoreresti per quella compagnia solo come contabile invece? Non sei lì ad assemblare pistole fisicamente, ma a lavorare su un computer in uno dei loro uffici, con file excel e roba simile. Il tuo lavoro contribuisce ancora alla causa di una compagnia che uccide persone per affari, ma tu non tocchi mai le armi personalmente.

Ancora no? Ok, allora che ne dici delle sigarette? Lavoreresti per una compagnia che produce sigarette? Anche loro ti offrono un buono stipendio e un ambiente di lavoro confortevole. Stai ancora lavorando per una compagnia che uccide persone per affari: solo molto molto lentamente, e in un modo che è socialmente accettato. Forse non è il lavoro creativo che avevi sognato… ma se lo stipendio è buono… forse non ti dispiacerebbe, non è così?

Che ne dici del gioco d’azzardo? Accetteresti un lavoro in cui produci macchine per il video poker? A questo è molto più facile dire di si: la tua compagnia non sta nemmeno danneggiando la salute di nessuno in questo caso, si sta solo approfittando di persone che non sono coscienti di come funziona la statistica di quelle macchine. Un buono stipendio ti farebbe sentire OK col fatto di fornire il tuo lavoro a tale compagnia?

Prossimo: diresti di si a un lavoro nella pubblica amministrazione? Qui lavoreresti in un tipico ufficio pigro del governo: il lavoro è molto stabile e un buono stipendio è sempre garantito: sia che tu lavori duramente o a malapena. Occasionalmente puoi anche avere l’impressione di essere produttivo, ma gran parte del tempo realizzi che il tuo intero ufficio non sta facendo nulla per la società (a parte tenere una dozzina di impiegati occupati a mischiare carte).

La penultima proposta è lavorare per un ristorante che serve cibo di alta qualità: gustoso, salutare e prodotto sostenibilmente. Sei tornato al settore privato, ma questa volta non solo la tua compagnia non è dannosa o improduttiva, sta persino producendo del valore per la società (il cibo di alta qualità). In questo caso però lo stipendio è solo mediocre, e devi lavorare tanto. Come ti senti rispetto a questa proposta? Ti attrae più o meno delle precedenti?

E domanda finale: lavoreresti per un’organizzazione noprofit senza nessuno stipendio? Nessuno stipendio significa che probabilmente devi usare il tuo tempo extra per generare reddito in qualche altro modo. L’organizzazione aiuta le persone che hanno bisogno e l’ambiente, ma per te individualmente questo significa lavoro duro e parecchie situazioni difficili da affrontare.

Azione individuale VS azione globale

Mentre esaminavi le proposte precedenti, considerando quali lavori accetteresti e quali no, hai notato che ho formulato le domande in una maniera specifica: non ho menzionato solo il lavoro individuale che faresti (es. assemblare pistole) o le condizioni individuali che otterresti (es. buono stipendio), ho sottolineato anche l’azione globale che la tua compagnia farebbe nella società, grazie anche al contributo del tuo lavoro.

Questo è un punto di vista importante che raramente viene considerato. Quando si tratta di valutare un lavoro, spesso veniamo educati ad adottare una prospettiva ristretta: guardiamo solo l’ufficio in cui ci troviamo, e i colleghi che abbiamo intorno. E se in questa piccola bolla le nostre condizioni personali (stipendio, ambiente di lavoro) sono buone, allora il lavoro è “buono”. Ma raramente includiamo nelle notre valutazioni l’intera entità: la compagnia per cui lavoriamo. Se le diamo il nostro lavoro… che cosa la stiamo aiutando a fare? Che tipo di impatto ha la nostra compagnia nel mondo?

Sono sicuro che molti di noi sarebbero avversi alla proposta diretta di assemblare pistole (specialmente sapendo che verranno usate per uccidere bambini), però la mia impressione è che allo stesso tempo siamo spesso in una situazione che è simile alla situazione del contabile: ci troviamo in un ambiente di lavoro che apparentemente è professionale e inoffensivo, quindi non realizziamo che indirettamente stiamo aiutando qualche entità più grande ad avere un impatto negativo nel mondo.

Ampliare la prospettiva e considerare l’entità più grande è necessario per determinare qual’è la nostra etica lavorativa, perché è il punto di partenza per decidere quanto siamo disposti a scendere a compromessi per mantenere benefici personali.

Personalmente, come esempio, la mia etica lavorativa mi dice di non dare il mio lavoro a compagnie la cui azione globale risulta nella produzione di incoscienza. Conseguenza interessante, questo principio spazza via gran parte dei lavori che esistono oggi, che in mia opinione abbassano sia la coscienza individuale del lavoratore che la coscienza globale dell’ambiente.

La mia etica lavorativa mi dice anche di non dare il mio lavoro a compagnie che sono improduttive e inefficienti, il tipo di compagnie che mi farebbero lavorare molte ore per produrre molto poco. Sapendo quante risorse l’universo ha impiegato affinché io sia qui (cibo, educazione… e naturalmente milioni di anni di evoluzione 🙂 ) mi sentirei davvero male a utilizzarle a non fare niente in un ufficio pigro. Questo secondo principio spazza via un altro grande numero di lavori moderni, che a me sembrano decisamente improduttivi.

Alcuni esempi di lavori che molto difficilmente accetterei perché disallineati con questi principi sarebbero lavorare per: una banca (istituzione parassitica che aggiunge zero valore alla società), un ristorante fast food (non vorrei contribuire a far star male la gente), una farmacia (preferisco educare la gente a evitare le malattie, piuttosto che a curarle quando le malattie le hanno già), un negozio di vestiti come Zara e H&M (troppa attenzione all’apparenza, e davvero non mi piace l’attitudine egotistica che le loro modelle indossano nei manifesti), uno stadio di calcio (sport come il calcio tendono a diventare calamite di massa per l’incoscienza), i notiziari in televisione (propaganda).

E ovviamente non lavorerei per compagnie che producono armi, sigarette, macchine di video poker, e preferisco stare lontano da lavori governativi improduttivi. Potrei accettare uno di questi lavori solo se in stato di bisogno disperato… o forse se mi offrissero uno stipendio talmente enorme che sentirei di poter usare tale stipendio per contrastare queste compagnie più di quanto le aiuterei col mio lavoro.

Anche se decisamente una minoranza, fortunatamente ci sono ancora molti lavori “sopravvissuti” che passano il test della mia etica lavorativa. Per esempio sono generalmente OK con lavori relativi alle faccende domestiche, giardinaggio, assistenza personale, agricoltura, turismo, educazione e arte (speratamente a condizione che questi lavori non servano entità produttrici di incoscienza anch’essi). In effetti faccio anche alcuni di questi lavori occasionalmente, anche se preferisco focalizzarmi su altri lavori che sono il mio forte E che producono reddito passivo.

Lavori non etici

Trovo piuttosto divertente che oggi, quando qualcuno dice che non mangia carne per motivi etici, la gente capisce ed è a proprio agio con la cosa, ma quando io dico che non ho un lavoro per motivi etici, la gente mi guarda stranamente.

Ma questa è davvero una delle mie ragioni principali: mi sentirei davvero male ad avere uno dei tanti lavori che sono comuni sul mercato del lavoro oggi, perché poco importa quanto stabile è la posizione e quanto confortevole è l’ambiente di lavoro, a livello più alto gran parte di questi lavori servono entità come banche, governi, corporazioni, e queste entità creano molti problemi per la società. Io non voglio contribuire a creare problemi.

Anche con il commercio in generale, un grande settore che impiega il lavoro di molte persone, tendo a sentire resistenza. Secondo me molti negozi che esistono (fisicamente nelle strade, o virtualmente su internet) vendono una quantità impressionante di oggetti non necessari, quindi lavorare per uno di questi negozi  significherebbe partecipare alla loro “cattiva” causa: il materialismo. E io vedo davvero il materialismo, in altri termini l’eccessivo focalizzarsi a possedere oggetti, come una grande fonte di infelicità per le persone e di incoscienza in generale.

La tua etica VS l’etica dei tuoi colleghi

Una citazione popolare di Jim Rohn è: sei la media delle 5 persone con cui spendi gran parte del tempo. Mi sembra che abbia molto senso.

Se spendi molte ore a settimana in un posto di lavoro, riesci a riconoscere che sei inevitabilmente influenzato dai tuoi colleghi? E se i tuoi colleghi hanno -in media- un’etica che è molto diversa dalla tua, quali sono le conseguenze su di te?

Io personalmente ho sperimentato grosse difficoltà in un precedente lavoro corporativo. Mi ci è voluto del tempo a realizzare che c’era una differenza problematica tra i valori che tipicamente circolavano in quell’ambiente lavorativo e i miei propri valori. Per esempio, nelle relazioni con clienti, manager e colleghi, frequentemente rilevavo una mancanza di autenticità che mi infastidiva.

Specialmente nelle riunioni, le persone difficilmente dicevano quello che stavano veramente pensando, e le bugie erano una pratica standard, per esempio per evitare di ammettere responsabilità nei ritardi a completare i progetti. In quelle situazioni, a volte mi “ribellavo” e dicevo comunque quello che stavo pensando, ma il più delle volte mi facevo trascinare dal flusso e dicevo anch’io molte bugie, per evitare discussioni continue. Sfortunatamente questo stava influenzando anche la mia vita personale, infatti mi accorsi che il numero di bugie che dicevo anche nella mia sfera privata stava aumentando, perché mi ci stavo abituando.

Penso che in generale sia molto difficile mantenere l’integrità e rimanere leale ai tuoi principi se nel tuo posto di lavoro vedi tutti gli altri andare costantemente contro quei principi. Per esempio, ancora nel caso specifico dell’autenticità, puoi provare ad essere autentico quanto vuoi nel tuo lavoro, ma il problema è a più alto livello: il tipo di lavoro stesso, il settore in cui ti trovi. Alcuni posti di lavoro sono inevitabilmente condannati ad essere pervasi da non autenticità perché appartengono a uno stabilimento che è inerentemente basato su una bugia.

Questo è il caso, ad esempio, dell’intero stabilimento bancario, che siede sulla bugia che il denaro cartaceo sia garantito da qualche valore. Questa bugia alla radice inevitabilmente raggiunge tutti i livelli dello stabilimento, dalle riunioni al vertice dei banchieri d’elite, alle relazioni tra “semplici” impiegati di banca ai livelli più bassi: in generale saranno tutti più proni a mentire rispetto, per esempio, alle persone che lavorano nell’agricoltura.

Similarità esistono in altri settori: la politica (siede sulla bugia che gran parte dei politici lavorino per servire i cittadini piuttosto che se stessi), i notiziani dei mass media (siedono sulla bugia che siano prodotti per informare il pubblico), la pubblicità (le bugie sono la fondazione dell’intero business), e così via.

Alcuni settori in generale hanno un cattivo karma, quindi se lavori in quei settori -a qualunque livello- metti te stesso in una situazione i cui i tuoi valori vengono costantemente messi alla prova. Come si suppone che tu mantenga una forte etica lavorativa lì dentro? Non sarebbe più facile semplicemente migrare a un altro settore con un karma migliore?

Ultime domande

Voglio finire questo articolo proprio come l’ho iniziato, con alcune domande.

Cosa sei disposto a fare in cambio di uno stipendio?

Se hai un lavoro, sia che tua stia lavorando come impiegato che come imprenditore, che cosa fa la tua compagnia? Che tipo di impatto ha nel mondo: positivo, negativo, irrilevante? La tua compagnia promuove il materialismo e il consumismo, rendendo la società più miserabile? Promuove scienza e arte, rendendo la società più felice?

In che direzione sta spingendo la tua compagnia, e di conseguenza in che direzione stai spingendo anche tu dandole il tuo lavoro? Se stai lavorando dentro una bolla confortevole ma quella bolla è inclusa in una grande cattiva bolla, questo è OK per te? È in linea con la tua etica lavorativa?

La tua compagnia aggiunge valore al mondo, sottrae valore dal mondo, o forse non sta facendo niente di significativo, cosicché se tu e i tuoi colleghi andate a lavoro ogni giorno o no… la società fuori non noterebbe nemmeno la differenza?

E quelle persone che accettano lavori difficili per organizzazioni noprofit -senza nemmeno venire pagati-, qual’ è la loro motivazione?


Audio:

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