Qualche tempo fa ho letto un libro veramente interessante scritto da Piero Angela, un anziano signore della televisione italiana, le cui idee dovremmo tenere in buona considerazione ancora oggi.
Il libro ha come titolo, molto appropriatamente, una domanda: A cosa serve la politica? e spiega, nel caratteristico modo semplice ed efficace con cui Angela ha avuto tanto successo con Quark, un concetto tanto semplice quanto importante: oggi si dà troppa attenzione alla politica.
Pensateci: i telegiornali aprono tutti, quasi sempre, con notizie di politica. Il presidente del consiglio ha detto questo, l’opposizione ha protestato contro quest’altro. Si sta discutendo questa e quest’altra legge. Idem su giornali stampati e online: le prime pagine sono quasi perennemente dedicate alla politica.
In generale, la gente si aspetta che la politica sia la soluzione di ogni male: tutti aspettano che siano i politici a salvare il paese, a farci uscire dalle crisi, e se non lo fanno (il che succede molto spesso, specie in paesi dove molti politici sono corrotti o incompetenti, come oggi in Italia) tutti si incazzano e gli danno addosso.
Ebbene, con una semplicità e una chiarezza disarmante, Piero Angela spiega come questo approccio sia una enorme fesseria.
Il motivo è che i politici, in effetti, sono dei semplici spostatori di risorse. Al di là dei loro demeriti (spesso tanti), il punto è che non è proprio il loro compito salvarci.
Che tipo di lavoro fanno principalmente i politici? I politici decidono se i soldi delle tasse devono andare all’università piuttosto che al turismo, o all’agricoltura. Decidono come gestire le opere d’arte create da qualche genio, per esempio quanto devono pagare i turisti per vedere un quadro famoso, e in quale museo deve essere esposto nei mesi estivi.
Il lavoro del politico è spostare risorse che già esistono. E mentre tutti gli tengono il faro puntato addosso, aspettandosi risultati miracolosi che quasi mai arrivano, viene ingiustamente data poca attenzione a chi le risorse le ha prodotte!
Chi sono costoro? I produttori di risorse sono gli scienziati, i ricercatori, gli innovatori, gli intellettuali, gli artisti. Sono loro il vero motore di un paese, loro creano un enorme valore per la società, e fanno un lavoro di importanza assai superiore a quello dei politici.
Gli scienziati, ad esempio, sono tra i primi responsabili dello sviluppo di una nazione, ed è proprio di sviluppo che c’è bisogno per risolvere i problemi (in contrapposizione alla solita fesseria di “crescita” che i politici continuano scioccamente a ripetere essere necessaria).
Il messaggio principale di A cosa serve la politica? è che il faro dell’attenzione, dei media e dei cittadini, va riposizionato. Non si può continuare a lasciare in ombra i talenti, e continuare invece a tenere sotto i riflettori orde di politici, che principalmente diffondono chiacchiere sterili e ripetitive, anno dopo anno.
Un fatto interessante di pochi giorni fa.
Secondo quanto ho letto su un giornale online -il Fatto- Piero Angela è stato ospite in un talk show politico in cui, interrogato dal conduttore a proposito dei soliti temi politici stra-fritti, ha mostrato una certa insofferenza e ha detto “ma perché non parliamo invece di Singapore?”.
Angela alludeva a questo piccolissimo stato che, seppur non avendo niente in confronto all’Italia in termini di storia, risorse naturali e artistiche, è riuscito ad attrarre menti brillanti da tutto il mondo (i “produttori di risorse”) e sta vivendo un boom incredibile, in particolare nel settore delle biotecnologie.
In effetti, la domanda è sensatissima. Perché i media nostrani non considerano il caso di Singapore degno di essere discusso in apertura di telegiornale? Non c’è mica una legge che dice che la politica debba sempre essere la prima notizia.
Certo, certo. Bisogna monitorare cosa fanno i politici. Soprattutto, bisogna ricordarsi che sono dipendenti dei cittadini, pagati per fare un lavoro di gestione. Ed è giusto che i cittadini, in quanto datori di lavoro dei politici, si arrabbino quando questi ultimi fanno disastri.
Ma bisogna decisamente cambiare mentalità e iniziare a concepire telegiornali, giornali, show, libri, in cui si smetta di dare così tanto spazio alle loro chiacchiere, e si discuta invece, ad esempio, il lavoro che stanno facendo i ricercatori in un laboratorio di Frascati, in cui vengano diffusi dati sui flussi turistici in Sicilia, in cui ci mostrino che tipo di lavoro fanno gli ingegneri alla Micron di Avezzano (anziché chiamarla in causa solo quando sta chiudendo o delocalizzando).
Si può dare maggiore spazio a reportage informativi, parlare di cose utili, e si può soprattutto spostare la luce sul vero motore di cambiamento del paese: scienziati, inventori, artisti e “produttori” tutti. Facciamolo prima che sia troppo tardi.
Note:
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